Che cosa significa STEM? Perché questo acronimo viene accostato al “gender gap”? E siamo sicur* ci convenga usarlo?
“STEM” è un acronimo inglese che sta per “Science, Technology, Engineering and Mathematics” ovvero “Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica“. Le STEM sono quindi tutte le discipline che fanno parte di questi rami del sapere umano.
Da cosa sono accumunate le discipline STEM?
Qualche giorno fa ho chiesto alle persone che mi seguono su Instagram: “da cosa pensate siano accomunate le discipline STEM?”. Molte hanno risposto che le STEM sono le “scienze dure” o “scienze esatte“. Quelle che “usano la matematica“, insomma. E quindi il “metodo scientifico“.
Nella percezione comune è così, forse. Ma, in realtà, questa espressione è stata creata dalla National Science Foundation (USA) nel 2001 per indicare le discipline considerate “necessarie per la prosperità e l’innovazione“. Senza riferimento a matematica, durezza, esattezza, o metodi scientifici.

STEM e gender gap
Leggiamo spesso l’acronimo STEM quando l’argomento affrontato è la disparità di genere nella ricerca scientifica. I dati mostrano, infatti, che la percentuale di donne negli ambiti STEM è minore rispetto a quella degli uomini a tutti i gradi della carriera. Seppur con differenze tra nazione e nazione, questo divario è riscontrabile a livello globale.
Ma siamo sicur* ci convenga usare questa espressione per parlare di gender gap?
I problemi dell’espressione “STEM”
Usare l’acronimo STEM per parlare di gender gap nella ricerca scientifica porta con sé una serie di dubbi e di problemi.
Ecco quelli che ho individuato.
1. Non c’è un accordo su quali discipline siano STEM e quali no
Spesso si semplifica la questione dicendo che le discipline STEM sono quelle tecnico-scientifiche. Se vi chiedessi se i corsi di laurea di ingegneria e di fisica siano STEM, penso sareste tutti d’accordo che la risposta è sì. I confini diventano, però, più sfumati sfiorando altri ambiti.
Per esempio: Medicina è STEM? Didattica della matematica è STEM? Biologia è STEM? Psicologia è STEM? Scienze della comunicazione è STEM? Economia è STEM?
E Linguistica è STEM? No? Nemmeno se applicata al campo dell’Intelligenza Artificiale?

2. Il gender gap riguarda tutti gli ambiti della ricerca scientifica
Nominare solo le STEM quando si affronta il tema del gender gap nella ricerca scientifica non rende giustizia ai dati sulla presenza femminile negli ambienti accademici. Il gender gap riguarda infatti tutti gli ambiti della ricerca, alcuni di più e altri di meno.
Il fenomeno della segregazione verticale, noto anche come soffitto di cristallo, riguarda la scarsa presenza del genere femminile ai vertici della carriera accademica (e lavorativa in generale). Questo è riscontrato indistintamente in tutti gli ambiti, STEM o non STEM.

La segregazione orizzontale è invece la scarsa presenza delle ragazze e delle donne in alcune discipline accademiche, riscontrabile fin dall’iscrizione all’università. Spesso, per semplificare, si identificano questi ambiti come quelli STEM (l’ho fatto anche io in diverse occasioni), ma in realtà non è del tutto così.
In Italia e in Europa, questo divario è riscontrabile veramente solo in ambito ingegneristico e tecnologico, ma non nel campo delle scienze naturali, matematiche o mediche. Eppure tutti concordiamo che matematica e biologia rientrino tra le discipline STEM, giusto?

3. Tutte le scienze usano metodi scientifici, anche quelle sociali
Abbiamo già affrontato questo tema: nella percezione comune le discipline STEM sono quelle che usano il metodo scientifico, o comunque metodi più scientifici delle altre. Insomma vengono descritte spesso come “le più scienze tra le scienze“.
Però, non è così. Tutte le discipline accademiche usano metodi scientifici, altrimenti non sarebbero scienze ma quattro chiacchiere al bar.
4. Gerarchizzazione delle discipline scientifiche
Una conseguenza naturale del ritenere alcune discipline più scientifiche o più esatte delle altre è la creazione di una gerarchia tra saperi. Fisica vale più di biologia, biologia vale più di psicologia, e psicologia vale più di antropologia. Ma questa classifica non ha senso di esistere: ogni disciplina ha le proprie peculiarità, i propri metodi, il proprio oggetto di studio, e la propria motivazione per indagare il mondo.
Spesso si passa, poi, dal pensare che esista una gerarchia tra saperi, al pensare che esista una gerarchia tra studios*. Un fisic* vale più di un biolog*, un biolog* di un* psicolog*, un* psicolog* di un antropolog*.
Questo è apparso evidente per esempio quando, durante l’emergenza Coronavirus, i media davano più importanza all’opinione dei fisici sulla pandemia rispetto che a quella dei sociologi.
Ma questa gerarchizzazione tra discipline accademiche non ricorda forse quella tra i generi?

Decostruiamo le STEM
In conclusione, l’idea stessa di STEM incarna quella delle così dette “scienze dure“, per natura e per definizione “maschili“, e per natura e per definizione “migliori delle altre“.
Lavorare concretamente sul gender gap nella ricerca scientifica vuol dire decostruire la gerarchia tra i generi. E questo passa anche per la decostruzione di quella tra discipline.
Forse rendere le STEM più inclusive vuol dire proprio ampliare il concetto stesso di STEM, fino a quasi far scomparire questo ombrello che, come quello del genere, non corrisponde alla complessità della realtà.
Che ne pensate?

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