L’importanza dell’approccio umanistico alla scienza

Il rischio del non sapere che la scienza è una costruzione umana è quello di perpetuare e favorire discriminazioni inconsapevolmente, credendo di stare promuovendo un’imparzialità e un’oggettività che in realtà non esiste e non può esistere

*questo articolo è un racconto personale che avevo scritto per un progetto dedicato ai lavori “umanisti”, spero possa essere d’ispirazione*

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La passione per le parole fa parte della mia identità da sempre.

Quando avevo tre anni giocavo con le lettere dei Puffi. Alle scuole elementari il mio momento preferito era quello del tema in classe. E avevo 12 anni quando ho iniziato a scrivere racconti e pubblicarli online.
Poi ho deciso di iscrivermi al liceo classico, pensando fosse la scuola adatta per una ragazza amante delle parole. All’orale dell’esame di maturità ho portato una tesina intitolata “La potenza della parola”.

Insomma, ho aperto e chiuso la scuola dell’obbligo coerentemente, e forse dall’esterno il mio destino sembrava deciso. “Ti sei iscritta alla facoltà di lettere, o a quella di scienze della comunicazione, giusto?”, vi chiederete voi.

Ma vi stupirò dicendo che sono laureata in… chimica.

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A fianco alla mia passione per le parole c’è sempre stata la mia grande curiosità per il sapere in generale, anche e soprattutto quello scientifico. Non avevo un disegno completo della mia vita quando a vent’anni mi sono immatricolata a chimica: sembrava la giusta media tra le aspettative mie, della mia famiglia e della società per il mio futuro. Ma quando, qualche anno dopo, mi sono laureata, ho sentito il forte desiderio di accantonare reazioni chimiche e strumenti di laboratorio per ritrovare nelle parole il mio posto nel mondo.
Fortunatamente, pochi mesi prima di laurearmi, sono venuta a conoscenza dell’esistenza di un master fatto per me: quello in comunicazione della scienza.

Ed è da quel momento che ho trovato un punto d’incontro tra la mia identità di amante delle parole e quella di scienziata.

La comunicazione della scienza

Nell’immaginario comune una persona che fa la scienza ha una provetta in mano e un camice bianco. Eppure questa visione è parziale, se non del tutto sbagliata. Chi lavora nella ricerca scientifica, infatti, trascorre più tempo a scrivere, leggere, viaggiare e partecipare a conferenze e congressi piuttosto che a mischiare intrugli in ampolle di vetro. Questo a prescindere dal suo ambito di ricerca.

La comunicazione è uno dei momenti principali del “metodo scientifico“, senza il quale la scienza moderna non potrebbe esistere. I risultati della ricerca devono infatti essere resi pubblici: perché ci possa essere discussione deve esserci una condivisione di idee.

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Non esiste dunque scienza senza comunicazione della scienza. Ed è proprio grazie a quest’ultima che io ho iniziato ad avere e promuovere un approccio umanistico alla conoscenza scientifica.

Approccio umanistico alla scienza

Ho passato gli anni di università a credere che fare la scienza volesse dire studiare le leggi fisiche e applicarle in laboratorio, facendomi poche domande sul perché e il come fossero arrivate nei libri che studiavo. Poi, grazie alla comunicazione della scienza, ho scoperto anche l’esistenza della sociologia della scienza, della filosofia della scienza, della storia della scienza, dell’antropologia della scienza, della didattica della scienza e di altri filoni di ricerca di stampo umanistico che riflettono sulla natura della scienza e su come questa dialoghi con la società.

Io penso che abbia poco senso conoscere fisica, chimica, biologia o medicina senza studiare anche la filosofia, la sociologia e la storia di queste discipline. Insomma, lo ripeto: sono una grande sostenitrice dell’approccio umanistico alla scienza, grazie al quale ho scoperto che quest’ultima non è oggettiva e svincolata dall’aspetto sociale, ma che anzi è una costruzione umana e, in quanto tale, fallibile e piena di pregiudizi e stereotipi.

Scienza e discriminazione

Mentre frequentavo il master è nato, proprio dopo questa scoperta, il mio progetto editoriale “Scienza alle femmine”. Come recita l’home page, “Scienza alle femmine è un progetto che si propone di raccontare storie di scienziate e discutere di scienza, società, comunicazione della scienza e stereotipi di genere. L’obiettivo è quello di promuovere un ambiente scientifico che offra pari opportunità a tutt*, e mettere in luce pregiudizi e bias che hanno caratterizzato – e caratterizzano ancora – la ricerca scientifica”.

Il rischio del non sapere che la scienza è una costruzione umana, infatti, è anche quello di perpetuare e favorire discriminazioni inconsapevolmente, credendo di stare promuovendo un’imparzialità e un’oggettività che in realtà non esiste e non può esistere finché dietro la costruzione della conoscenza scientifica ci saranno gli esseri umani.

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